Accoglienza art.18

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Per quanto attiene specificatamente la popolazione straniera, l’Area Accoglienza è titolare di progetti che danno risposta a ben definite disposizioni di legge (vedasi l’art.32 L.189/02 per i richiedenti asilo,l’art.18 D.Lgs.286/98 - l’art.13 L.228/03 - la L.R.41/97 per le vittime di tratta e sfruttamento, ecc.) ed aderisce a bandi periodici per l’accesso ai fondi regionali/nazionali stanziati in ottemperanza a detta normativa.
Questo procedere ha di fatto generato nel corso degli anni dei veri e propri servizi la cui continuità nel tempo è legata al riproporsi di questi bandi. Il venir meno o il ridursi di queste risorse comporta conseguentemente la chiusura di alcuni di questi servizi o un calo nella loro portata in un momento storico cruciale, in cui il trascurare determinate dinamiche sociali rischia di generare effetti a catena destabilizzanti a livello generale, non da meno nei cittadini stranieri che hanno riposto speranze nel progetto migratorio sia per sé che per le proprie famiglie. 

Proporzionalmente, le attuali condizioni socio-economiche sfavorevoli penalizzano maggiormente la cittadinanza straniera poiché la permanenza regolare in territorio nazionale, in base al quadro normativo di riferimento,è vacillante nel momento in cui vengono meno il rapporto di lavoro, mezzi di sostentamento adeguati, la disponibilità di un’abitazione consona alle esigenze del proprio nucleo familiare, ecc. Questa involuzione interessa talora persone stabilizzatesi in Italia da lungo periodo, che qui hanno costruito la propria vita e qui identificano il futuro proprio e dei propri figli.
L’Area Accoglienza, unitamente alla sua rete di appoggio, costituita da soggetti del privato sociale e da altre istituzioni pubbliche, si adopera attualmente sui temi immigrazione/integrazione su quattro filoni operativi:
1) interventi concreti di aiuto a fronte di necessità che emergono dalla popolazione immigrata presente sul territorio e che si configurano in uno stato di disagio attribuibile a carenze di natura materiale (mancanza di un’abitazione, di un lavoro e di un reddito per soddisfare i bisogni basilari), relazionale (solitudini, mancanza di una rete familiare, amicale, comunitaria di riferimento), psico-fisica (problematiche esistenziali, dipendenze, disturbi comportamentali, fragilità che escludono o precludono
la possibilità d’integrazione)
2) interventi concreti di aiuto a persone che vivono particolari condizioni di vulnerabilità (le già menzionate vittime di tratta, i richiedenti asilo, ecc.), per le quali la legge dispone che siano gli Enti locali a farsene carico e soddisfare alle medesime necessità di cui al punto precedente (materiali, relazionali, psico-fisiche)
3) interventi formativi sugli operatori per affinare le conoscenze e le pratiche di chi quotidianamente s’interfaccia con gli immigrati e fornire un’offerta del servizio pubblico qualitativamente diversa, avvalendosi della collaborazione e del supporto di professionalità complementari (mediatori linguistico-culturali, supervisori e consulenti in materia di intercultura e mediazione, ecc.)
4) interventi sulla rete di soggetti pubblici e non del territorio, consolidando i rapporti esistenti, sia formali che informali, e ampliandosi a nuovi punti di riferimento per accrescere le opportunità di lettura del fenomeno migratorio e i canali di concreto intervento. Azioni strutturate e coordinate tra soggetti istituzionali e del privatosociale assumono oggi una valenza ancor più determinante per il superamento
dello stato di emergenza in tutti i settori coinvolti dal fenomeno migratorio, affinché non venga meno la garanzia dei diritti fondamentali che sono presupposto di dignità
per l’uomo.