Percorsi e mediazioni

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Dal 1998-99 il Comune di Verona si è avvalso della mediazione linguistico-culturale in ambito scolastico e sociale, in particolare con il primo progetto di formazione per mediatori linguistico-culturali coordinato dal Settore Istruzione in stretta collaborazione con l’Università di Verona (fondi L. 285/97), attraverso il quale ha preso avvio la formazione di un gruppo di professionisti provenienti da diversi paesi, confluiti poi in associazioni tuttora attivi ed operanti nell’intera rete dei servizi territoriali (Enti locali, servizi sociali ed educativo-scolastici, servizi socio-sanitari, servizi giudiziari).

Nel 2003 l'esperienza è confluita nel Progetto La lingua come strumento di scambio, socializzazione e integrazione tra culture diverse(Comune di Verona - Servizio Cultura delle Differenze Pari Opportunità in collaborazione con Cestim - Centro Studi Immigrazione e Rete scuole Tante Tinte, con cofinanziamento della Fondazione Cariverona), con interventi di MLC nelle scuole primarie e secondariei, laboratori di alfabetizzazione L2 e corsi estivi di italiano per alunni stranieri. Il progetto si è protratto fino al 2010.

Nel 2005 ha preso avvio Cantieri di integrazione, progetto tuttora attivo del Servizio Cultura delle Differenze Pari Opportunità co-finanziato dalla Regione Veneto: gli interventi di MLC si sono allargati all’ambito sociale con particolare attenzione alle seconde generazioni; sono stati avviati uno sportello di orientamento nelle scuole secondarie per alunni e famiglie immigrate e interventi di integrazione delle donne immigrate presso il Centro interculturale comunale delle donne “Casa di Ramia”, in particolare sulla valorizzazione dei saperi tradizionali delle donne e l’orientamento lavorativo.

In collaborazione con l’Associazione Terra dei Popoli, si è creato il laboratorio permanente Narrazioni. Storie di donne mediatrici di cultura, esito di un’esperienza narrativo-teatrale che nel 2002 ha coinvolto un gruppo di donne italiane e straniere nella spettacolazione “Quello che ancora non ti ho detto”, condotta da Serena Sartori. L’esperienza di narrazione si è poi sviluppata all’interno di contesti educativi per la prima infanzia e per ragazzi di seconda generazione nei centri diurni e nelle scuole.

Una convenzione biennale 2007-08 con l’Università di Verona - Laboratorio Mediazione culturale (LaMeC) ha messo a disposizione dei servizi educativi, scolastici e sociali uno spazio di consulenza e supervisione, denominato XENOS, per insegnanti, educatori e assistenti sociali nella gestione di situazioni particolarmente complesse di minori e famiglie immigrate.

Nel 2007 è stato realizzato il Progetto Mediazione dei conflitti del Settore Famiglia Minori Accoglienza in collaborazione con Coop.Soc. La Casa per gli Immigrati, con cui il Comune ha inteso promuovere uno strumento concreto di convivenza positiva laddove possano insorgere conflitti dettati dal vivere e dall’abitare spazi e luoghi comuni, attivando uno sportello di accoglienza, luogo di ascolto e di mediazione tra le parti per prevenire fenomeni degenerativi.
Il Comune di Verona nel corso degli anni ha promosso diverse iniziative formative per il personale dipendente, che ha visto coinvolti i mediatori culturali. All'interno dell'Area Servizi Sociali i percorsi, in collaborazione con l’Università di Verona e Rete Tante Tinte, hanno riguardato educazione, ruoli genitoriali, rapporti intergenerazionali,affido in determinate aree geografiche, strategie di comunicazione e relazione con utenza straniera.
Questo percorso è stato rafforzato nelle azioni grazie alla ammissione ai finanziamenti del Fondo Europeo per l’Integrazione dei Cittadini di Paesi Terzi per tre annualità con i progetti FEI 2009 az. 4 Progetto Mediazione culturale: uno strumento per l'interazione e le pari opportunità; FEI 2010 az. 7 Progetto Un’integrazione possibile a Verona: saperi a confronto e FEI 2011 az. 8 Progetto Integrarsi: un territorio in dialogo.

FEI 2012 az. 5 con il Progetto Famiglie, generatività sociale e mediazione interculturale. Il ruolo attivo degli stranieri, che risponde precipuamente alle nuove linee orientative dell’Assessorato ai Servizi Sociali, Famiglia e Pari Opportunità.

Nel 2012 in collaborazione con Regione Veneto e ULSS 20, si è realizzato un Programma di formazione sulle mutilazioni genitali femminili, rivolto a operatori dei servizi sociosanitari, ospedali, privato sociale e
che ha visto il coinvolgimento attivo, da parte dei mediatori, di gruppi di donne delle associazioni di immigrati dell'ULSS 20.

La terza annualità dei Progetti FEI 2009-2011 del Comune di Verona ha cercato di consolidare la sperimentazione di modelli e pratiche di lavoro con le famiglie italiane e straniere in relazione, nonché di raccogliere sguardi ed osservazione partecipata le famiglie.

 

 

L’immigrazione in pochi numeri

La composizione della popolazione del Comune di Verona è molto cambiata nell’ultimo decennio.
La presenza straniera nella provincia di Verona incide per l’11,54% (106.167) sul totale della popolazione residente ( 920.158). Il 34,54% (36.666) si concentra nel capoluogo. 151 sono i paesi rappresentati, 19 quelli rappresentati con più di 1000 residenti (nell’ordine, Romania, Marocco, Sri Lanka, Moldavia, Albania, Ghana, Nigeria, Cina, Brasile, Tunisia, Serbia, Polonia, Senegal, Ucraina, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Germania e Croazia).

I minori stranieri residenti in provincia nel 2011 sono 24.928, corrispondenti al 23,48% sul totale della popolazione straniera, con un incremento dal 2006 di 9466 unità. Nel 2011 i bambini stranieri nati a Verona sono stati 851, pari al 38,1% (2235). L’incremento demografico della popolazione di origine straniera a fronte del decremento di quella italiana delinea gli effetti positivi che nel medio e lungo termine l’immigrazione potrà avere a Verona, ai fini della tenuta in termini quantitativi e qualitativi della popolazione veronese, in particolare in relazione alle necessità del mondo del lavoro, che richiede giovani, e alle necessità del welfare, che richiede contributi e assistenza per il mantenimento delle persone anziane.

Dall’osservatorio privilegiato dei Servizi Sociali cittadini, Il cambiamento a Verona è evidente per l’incremento dell’utenza di origine straniera che pone nuovi interrogativi anche sulle variabili culturali, non solo in situazioni difficili e complesse, ma anche laddove la migrazione stabile e integrata può mettere in gioco risorse individuali e familiari.

L’incremento continuo di nascite che si è registrato negli ultimi anni in Italia e nella nostra città conferma il processo di radicamento della popolazione immigrata. Infatti, come osservano le varie indagini e ricerche realizzate negli ultimi anni, si può ormai affermare che essa non è più rappresentata prevalentemente da uomini soli in cerca di lavoro, ma sempre di più da nuclei familiari.

In questo senso sarebbe sempre più importante pensare che le famiglie sono risorse per sé e per altre famiglie: insieme possono sviluppare azioni di mutuo aiuto, collaborazione, solidarietà reciproca. Tali forme aggregative spesso non richiedono l’intervento diretto dei servizi, ma possono beneficiare notevolmente di azioni facilitanti - quali servizi di informazione o segretariato - che prefigurano soluzioni e potenzialità che le famiglie possono cogliere e sviluppare in modo autonomo.

Le esperienze nascenti di associazionismo familiare e comunitario, accoglienza per affido di bambini e adolescenti, volontariato, partecipazione attiva alla vita della città e alla retesociale, denotano che le famiglie, se sostenute, possono esprimere il proprio potenziale ed essere risorse attive nella costruzione della comunità locale. In particolare, l’apporto che le famiglie possono dare si realizza nei modi talora nuovi di affrontare i bisogni emergenti, di esprimere i diritti e i doveri di cittadinanza, di qualificare la partecipazione alla vita della comunità, dando voce e dignità anche alle persone più deboli.

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